venerdì 17 febbraio 2012

UN CRETINO DI TALENTO AL FESTIVAL DI SANREMO (Pubblicato su "Il Quotidiano di Calabria" il 16 febbraio2012, p.15)

                                                   di Vincenzo Stranieri

 Giorgio Bocca ebbe a definire Adriano Celentano un “cretino di talento”. L’ossimoro stava a  stigmatizzare che al molleggiato andavano comunque riconosciute un’ottima voce e una buona presenza scenica. Sui contenuti dei sermoni del nostro, però, Bocca nutriva non pochi dubbi. E aveva ragione: Adriano è un mito in piena decadenza senile. Chiedere che “Avvenire” e “Famiglia Cristiana”  vengano chiusi perché giornali inutili e ipocriti è un fatto grave, somiglia non poco a un editto proferito con la stesso io ipertrofico dal nostro ex Presidente del Consiglio Berlusconi in quel di Bulgaria nei confronti d’importanti trasmissioni televisive Rai. Quest’ultima- servizio pubblico che deve dare conto ai suoi contribuenti e non solo- non può lasciare libero arbitrio al molleggiato, che, poveretto, cita le Sacre Scritture come il menu  di una qualsiasi trattoria. Ho provato un fastidio prima epidermico che, nel corso del suo comizio-predica, si è trasformato in profondo disagio. Possibile, mi dicevo, che la nostra bella nazione coltivi ancora nel suo grembo fanatici di tale fattura? E perché nel tanto agognato paradiso da Adriano non vi è posto per gli ebrei e altre “religioni  minori”, ma solo per cristiani e musulmani?
Passino i sermoni contro: la caccia, lo sfruttamento delle risorse del pianeta, le politiche pro-atomica, le guerre nel mondo, il desiderio di pace. Tutti bei propositi, di certo sinceri. Ma come non accorgersi che il mezzo televisivo pretende sempre e comunque equilibrio e buon senso, che non è giusto approfittare dell’inedia di alcuni funzionari Rai per proferire accuse gratuite pregne di un’ignoranza ai limiti del comico-grottesco. Sarebbe stato meglio pagarlo profumatamente il molleggiato, di certo non avrebbe proferito al cuna accusa gratuita, sarebbe stato attento al suo bel cachet.  Celentano è uno che legge poco, o legge a suo modo. Non sa -a esempio- che proprio “Avvenire” e “Famiglia Cristiana”  sono da pungolo alla chiesa, la sollecitano a stare accorta, le chiedono di essere più a fianco dei poveri, dei diseredati. Specie “Famiglia Cristiana”, ha in non poche occasioni alzato la voce contro il Vaticano, le sue interne divisioni, le sue lotte intestine per il potere terreno (sic!). E poi vi è la scrittura: in entrambi gli organi di stampa collaborano intellettuali di rango, uomini che sanno quello che fanno, che scrivono con un linguaggio robusto e pregno di idee.
La chiesa non è tabù, è vero, ma non può essere oggetto di villanie gratuite e prive di senso.
Una realtà millenaria così complessa, fortemente radicata nel mondo      non può essere oggetto di accuse beffarde. C’è in giro tanto desiderio di schernirla, di stravolgerne le sue forme migliori. Ciò accade, oltre che per malafede, per mancanza di memoria. 
Quanti hanno voglia e/o interesse di ricordare che la chiesa non ha di certo atteso l’avvento della civiltà della macchine (vedi rivoluzione industriale) per costruire le grandi opere architettoniche che ancora oggi   ammiriamo, tantomeno l’avvento dei computer o di internet per elaborare, memorizzare e poi trasmettere il sapere alle generazioni future.  Lo hanno fatto schiere di pazienti amanuensi, monaci che hanno impegnato la loro vita a trascrivere le grandi opere del pensiero umano.
Quale altra religione monoteista al mondo parla con tanta insistenza di solidarietà, accoglienza, accettazione del cosiddetto diverso, in un’epoca in cui le migrazioni forzate sono all’ordine del giorno e tutto sembra modificare le certezze socio-economiche acquisite dal mondo occidentale?
Chi, specie nel mondo del volontariato, si sostituisce allo Stato, spesso incapace di affrontare i problemi di gente meno fortunata? E questo quando ancora oggi in Africa, in Cina, in America latina le comunità cristiane vengono trucidate senza pietà, costrette a vivere come al tempo delle catacombe.
Come non accorgersi che- nonostante tutto- la chiesa è l’ultimo baluardo alla barbarie che sta avviluppando il mondo? I cristiani veri, che poi sono la maggioranza, non organizzano stragi, non progettano bombe allo scopo di ridurre a brandelli ciò che stupidamente è dagli altri considerato un nemico da abbattere.
La chiesa ha saputo- dopo secoli, è vero- stanare, combattere ed annientare i  propri fondamentalismi. Come non ricordare- a esempio- le parole accorate di Papa Wojtyla contro la guerra in Iraq che Bush, dopo l’attacco sanguinoso alle due torri gemelle- ha voluto dichiarare anche in nome di Dio, o almeno sperando nella sua clemenza?
La chiesa è fatta di uomini, che in quanto tali sbagliano, compiono azioni indegne, malvagie. Uomini che adottano come mezzo di potere la tracotanza ed il sopruso continuo. Ma quanti sono, qual è il loro numero? Possono - da soli- infangare una religione millenaria di una così straordinaria rilevanza?
Epperò deve avere coraggio, la chiesa, deve denunciare con maggiore forza e concretezza i misfatti perpetrati per le vie del mondo e -all’occorrenza- autodenunciarsi.
Non deve avere paura di riconoscere gli errori dei suoi rappresentanti. Altrimenti semina pregiudizi e disonore su tutti i suoi fedeli, milioni di anime che coltivano ancora amore e speranza.
Ma non sarà un Celentano qualsiasi a far chiudere due testate importanti come “Avvenire” e “Famiglia Cristiana”. Ci mancherebbe!